Lettori fissi

venerdì 19 aprile 2013

Stranezze infantili che diventano amore!

Da piccolissima frequentavo tantissimo zie e zii dei miei genitori, forse più dei miei. Si andava spesso a pranzo da loro soprattutto durante le feste ed in occasione di compleanni o onomastici. Aspettavo con tanta impazienza questi appuntamenti proprio per andare da loro. Li ho sempre adorati tutti, ma andavo un pò più volentieri dalla zia paterna di mia madre. Lei aveva una casa favolosa con oggetti ricercatissimi. Il salone, la parte di casa che preferivo, era l'apoteosi della perfezione. Un posto dove sfido ogni bambino a non rimanere affascinato. Era enorme. La carta da parati ricordava quella che io ho sempre immaginato nei castelli. I mobili di legno antico. I divani e le poltroncine mi facevano sognare. Il pianoforte con il lume posizionato vicino ad irradiare il pianista con i suoi spartiti al quale, la mia fantasia, faceva suonare melodie mai sentite. In fine c'era lui. L'amore della mia infanzia. Su una mensolina, eretta sul calorifero di fianco alla porta, giaceva una statua. Raffigurava un uomo, buffo, aggrappato, in modo sgraziato, ad un lampione della luce. Ai suoi piedi un fiasco di vino rotto ed un cane seduto sui gradini che lo guarda. Le gote rosse e la sua espressione attiravano la mia attenzione curiosa. Facevo carte false pur di vederlo tutte le volte che andavo. Lui era sempre li e, come il più fedele degli amici, attendeva il mio ritorno. Il destino però aveva grandi progetti per noi. Qualche anno fa ho ricevuto uno dei più bei regali di sempre. L'ubriaco ha lasciato la sua mensolina sul calorifero ed ha trovato una nuova collocazione a casa mia. Quando vado in sala mi siedo sul mio divano, chiudo gli occhi, e immagino il salone dalla zia. Quando li riapro però tutto sparisce, ma lui no è li con me ed io ne sono felicissima.



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